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Datori di lavoro a rischio penale: oltre al danno la beffa

17-05-2020 12:38

Ufficio Stampa

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Datori di lavoro a rischio penale: oltre al danno la beffa

Confartigianato lancia l'allarme per la sorveglianza sanitaria.L’Inail chiarisce che “si risponde penalmente e civilmente soltanto per dolo o colpa”.M

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Confartigianato lancia l'allarme per la sorveglianza sanitaria.

L’Inail chiarisce che “si risponde penalmente e civilmente soltanto per dolo o colpa”.

Ma questo non tranquillizza. Rivoltini: «Attaccarsi a un cavillo è un attimo. E' come una  roulette russa: per evitare che sia letale per migliaia di imprese occorre senso di responsabilità da parte di tutti»

 

C’è il rischio di un processo penale per i datori di lavoro nel caso un loro dipendente si ammalasse di Covid-19: un rischio che, in assenza di ulteriori chiarimenti, potrebbe coinvolgere tutti, non solo i negligenti, ma anche chi abbia messo in atto tutte le misure di sicurezza e tutela della salute necessarie, in accordo con il Protocollo del 24 aprile scorso.

In realtà i primi chiarimenti sono arrivati. L’Inail, infatti, ha chiarito che “si risponde penalmente e civilmente soltanto per dolo o colpa”. In una nota l'Istituto ha precisato che “dal riconoscimento come infortunio sul lavoro non discende automaticamente l’accertamento della responsabilità civile o penale in capo al datore”.

Ma questo non tranquillizza chi il lavoro lo crea e produce reddito. Dice Massimo Rivoltini, Presidente di Confartigianato Cremona: «Attaccarsi a un cavillo è un attimo. E' come una roulette russa: per evitare che sia letale per migliaia di imprese occorre senso di responsabilità da parte di tutti».

E aggiunge: «Oltre al danno la beffa. Gli imprenditori, già tartassati da moltissimi costi legati all’emergenza Covid-19, rischiano anche di vedersi citare in giudizio dopo tutti gli sforzi sostenuti per lavorare in sicurezza. Parliamo di costi legati alla sorveglianza sanitaria e alla gestione della sicurezza, di spese e difficoltà per procurarsi i dpi, di costi sostenuti per agevolare i trasporti personali casa-lavoro dei propri dipendenti, per implementare lo smart working, per stipulare coperture assicurative RC per azienda e dipendenti. E ancora dei costi legati alle assenze e sostituzione di dipendenti, uniti a quelli per accedere ai finanziamenti bancari, per recuperare i crediti insoluti, per assicurarsi le materie prime con nuove modalità. Un elenco nemmeno esaustivo, ma già lunghissimo. Vogliamo aggiungere anche il rischio penale? Sembra proprio che gli ostacoli per ripartire si accumulino giorno dopo giorno, rischiando di paralizzare soprattutto le piccole imprese».

Da quando l'Inail ha equiparato il contagio da Covid-19 ad un infortunio sul lavoro, con tutte le conseguenze del caso, la preoccupazione degli imprenditori per garantire la sicurezza massima sul luogo di lavoro, per sè stessi e per tutti i propri collaboratori, è diventata allarme: «Non entro nei dettagli giuridici – prosegue Rivoltini – ma credo che non possa essere attribuita all'imprenditore una responsabilità penale se questo ha messo in campo in azienda tutte le protezioni individuali e tutti gli accorgimenti richiesti dai vari Protocolli e svolga anche una azione di controllo. La pandemia è un fatto esogeno all'azienda, inoltre molti possono essere i punti critici di questa interpretazione: come dimostrare che il virus sia stato contratto in azienda e non fuori? E come considerare la possibilità che, nonostante tutte le precauzioni e i controlli, ci possano essere dipendenti asintomatici?».

«E’ necessario che chi rispetta le norme di sicurezza non incorra in responsabilità penali legate a eventuali positività dei propri dipendenti – conclude il Presidente di Confartigianato Cremona –. Le rassicurazioni dell'Inail non ci mettono tranquilli. Chiediamo, di fatto, che siano previste nel prossimo Decreto Rilancio garanzie certe a tutela degli imprenditori che sono i regola in termini di messa in sicurezza di lavoratori e luoghi di lavoro. Moltissime imprese, già stremate dalle pesanti conseguenze economiche della pandemia, rischiano altrimenti di non sopravvivere agli ulteriori costi che potrebbero derivare da eventuali sanzioni correlate anche a questa possibilità».

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